Appello alla popolazione - Tesi della Commissione “Siamo in marcia”
Tesi 1. Non c’è più un problema studentesco. Quella di studente è una nozione superata. Siamo dei << privilegiati >> — non economicamente — ma perché solo noi abbiamo il tempo e la possibilità fisica e materiale di prendere coscienza del nostro stato e di quello della società. Non-proletari lo siamo, ma soprattutto siamo dei consumatori passivi e improduttivi di “beni” e di “cultura“.
"Essere proletari non é né un “valore” né un “avvenire”.
Che i proletari diventino dei veri lavoratori con tutti i diritti che ciò comporta. Che gli studenti smettano di essere dei privilegiati della cultura e dei futuri sfruttatori e restituiscano immediatamente alla società, sotto forma di inquadramento quello che la società ha dato loro a titolo individuale.
Tesi 2. Studenti, non lasciamoci separare dai professori e dalle altre “classi” della società. Non lasciamoci chiudere in una pseudoclasse di studenti con i suoi problemi di integrazione economici e sociali.
Tesi 3. Un tempo non eravamo che una piccola minoranza necessariamente integrabile. Ora siamo una "minoranza" troppo grande, non assimilabile, ma conserviamo lo statuto della vecchia minoranza. Questa è la condizione in cui ci troviamo noi, figli di borghesi. Non siamo più certi del nostro futuro ruolo di sfruttatori. Questa è l`origine della nostra forza rivoluzionaria. Non lasciamocela sfuggire.
Sopprimiamoci: diventiamo dei lavoratori perché i lavoratori diventino dei privilegiati che hanno diritto al sapere, alla cultura, alla scelta del proprio destino.
Tesi 4. D`ora in avanti siamo dei lavoratori come gli altri. Siamo un « capitale» immediato e futuro per la società e non una promessa di ricambio per la classe dirigente.
Tesi 5. Studenti smettete di essere dei parassiti anche se provvisoriamente. Futuri sfruttatori e consumatori privilegiati, siamo fin da adesso dei produttori veri di «beni», di servizi di sapere.
Tesi 6. Il libero studente è morto, lo studente serale anche. Tutti studieranno e tutti produrranno, consumeranno e studieranno contemporaneamente.
Tesi 7. Studenti lavoratori, se rifiutiamo la società dei consumi abbiamo torto. Tutti devono consumare è produrre affinché tutti possano consumare l’equivalente di ciò che producono. Produzione e consumo non devono più essere separati dalla distribuzione o dalla divisione tecnica del lavoro. Accettate questa banalità: l’insieme dei lavoratori non può consumare che ciò che l'insieme dei lavoratori produce. L’insieme dei lavoratori deve scegliere cosa vuole consumare per sapere cosa vuole produrre.
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Clausole di chiusura
L'università non si può riformare da sola e diventare un’ isolotto libero "socializzante" in una società di selezione economica, sociale e culturale.
L'insegnamento nel suo insieme deve essere ripensato e sostituito da una trasmissione dei saperi di natura completamente diversa.
La trasformazione dell'università non si può fare senza la trasformazione radicale di ogni tipo di rapporti privilegiati classe-sottoclasse.
Siamo radicali e se il dialogo viene rifiutato siamo rivoluzionari, cioè imponiamo il dialogo con altri mezzi.
Nessuno vuole perdere i propri privilegi. Imponiamo di buon grado o con la forza che non vi siano più privilegi o che tutti diventino dei <<privilegiati.>> Non abbiamo nulla da perdere e quindi tutto da guadagnare per tutti.
Ripensare l'insegnamento significa ripensare la società e trasformarli entrambi, l’uno in funzione dell’altra.
La contestazione nelle Università
Il suo scopo e il suo significato
È dall’insicurezza che nasce la disperazione, tocca a noi agire con i mezzi di cui disponiamo, affinché la disperazione non sia più subita passivamente.
Giurisprudenza, Parigi
La condizione dello studente
L’attuale condizione dello studente ha due inconvenienti:
1)È irresponsabile. 2) È isolato. Per arrivare a una vera maturazione , un adulto deve esercitare delle responsabilità nella società, deve sentirsi utile e accetto a tutti; mentre la condizione sociale dello studente ne fa un essere a parte.
Prima di tutto egli non ha delle vere responsabilità nella società e ne soffre dal punto di vista psicologico. I suoi studi sono separati dalla vita attiva; non riceve alcuna formazione politica. Inoltre egli risulta un parassita economico, irrita il lavoratore che ha l’impressione di pagare gli studi dei suoi futuri padroni e questo non fa che accrescere il suo isolamento…
…Per rompere l’isolamento dello studente e dare un senso alla sua partecipazione è necessario prevedere una formazione complementare adeguata, che permetta di avere accesso in qualsiasi momento alla vita professionale. I contatti con la vita attiva vanno moltiplicati…
…Ogni studente deve essere ad un tempo impiegato nella pratica e nella ricerca, inversamente, chiunque lavora dovrebbe essere ad un tempo studente e ricercatore. L’educazione permanente degli operai sotto forma di aggiornamento periodico e il lavoro degli studenti devono rompere il muro creato artificialmente tra studenti e operai e ristabilire tra loro una continuità di azione e di pensiero.
Centro di smistamento delle informazioni universitarie
Contro l’irresponsabilità
Il principio dell’incompetenza presunta dei subordinati regge la nostra società, che in questo modo si bipolarizza secondo lo schema: potere decisionale – autorità abbinato al denaro massa dei subordinati senza responsabilità.
Questo principio crea la propria conferma.
- Il denaro e il potere centralizzato chiedono sempre più potere;
- la massa rinuncia alla propria responsabilità per sprofondare sempre più in una felicità del consumo che quel potere gli propone;
-il cerchio si chiude, e ognuno annulla sempre più la propria personalità, diventa ogni giorno di più una macchina per produrre e consumare.
Occorre dunque restituire alle competenze quel potere che spetta loro naturalmente.
Corollario:
- frazionamento del potere di decisione;
- rinascita della responsabilità,in altre parole della coscienza politica.
Ma mandare al potere le competenze senza permettere a tutti di accedervi, vuol dire realizzare una dittatura della cultura. Ci vorrà quindi quel si chiama la rivolta culturale.
Proposte per una azione concreta.
1. Proporre a tutti questo nuovo orizzonte.
Far capire a tutti che il nostro movimento è soltanto a servizio dell’uomo, e ogni problema va risolto solo dagli interessati.
2. Questo movimento deve essere spontaneo, “selvaggio” e rifiutarsi ad ogni strutturazione sclerotizzante.
Questo movimento non deve essere riassorbibile, nato dalla base.
Un movimento di rinascita, di profonda ricerca.
3. Rimettere in discussione il primato dell’esigenza economica su tutti gli altri valori umani. Cercare di situare ciascuno per quello che è e non secondo un criterio di rendimento.
4. Con obiettività e senza odio, si può sostenere che per il momento tutte le soluzioni politiche prevedibili (governo tecnocratico popolare), anziché portar rimedio non cambieranno nulla degli elementi fondamentali della crisi: socializzazione globale, concentrazione dei poteri politici ed economici con tutte le loro conseguenze sociali rischiano di aggravare i mali attuali detrimento delle libertà sociali, sindacali e universitarie che sono indispensabili per la nostra partecipazione alle strutture di domani. Abbiamo il dovere di non eludere i problemi essenziali e di andare al fondo delle cose. Sarebbe assurdo pensare che il paese potrà vivere ancora allungo in questo stato di morte economica senza che ne derivino le peggiori conseguenze per tutti.
Ecole spéciale d’ Architetture
Il vero problema
Il movimento studentesco rivela chiaramente che siamo al di la di una crisi limitata all’università: esso rimette in discussione i fondamenti stessi della nostra società.
Non è sufficiente spiegare l’attuale movimento con la volontà di abolire un regime o con le contraddizioni interne al capitalismo. La nostra contestazione rimette in causa:
- una cultura intesa come un patrimonio di privilegiati , pegno di produzione sociale riservato ad alcuni e non mezzo di produzione umana accessibile a tutti,
- ma anche l'insieme dei rapporti umani (politici, economici, e sociali) che reggono l’attuale società, - un mondo votato esclusivamente al consumo, per il profitto di una minoranza che cerca di farvi accedere la massa facendole credere che il problema dell’uomo dipenda esclusivamente dall’aumento del benessere.
Tuttavia: non si tratta di respingere il progresso tecnologico e anche la crescente socializzazione della società.
Questi fenomeni sono irreversibili!
Occorre trovare:
- atteggiamenti e mezzi che diano modo da ognuno di non lasciarsi mutilare dagli attuali condizionamenti;
- nuove forme di espressione della libertà e della creatività di ognuno.
Lettere, Nanterre
Fattori della crisi
1. Processo alla società definita come società: di classe, di repressione di consumo. Esaminiamo tale processo secondo due prospettive: socio-economica, etica.
È una società di classe col dominio della borghesia non solo:
- sul piano della proprietà ( beni materiali, mezzi di produzione, denaro, prodotti finiti);
- sul piano dei poteri;
- sul piano etico (tuttavia l’ideologia è borghese, anche nella mentalità dei lavoratori). La repressione (inutile precisare) si esercita sia all’interno, dei proletari; repressione del Terzo Mondo (imperialismo)…
…Il consumo (che porta a un bisogno crescente di produzione, quindi di lavoro) è alienante in tutti gli strati della società, specie in quello proletario, che attraverso le vendite rateali diviene prigioniero a vita;
si può considerare questo bisogno di consumo come una compensazione all’insoddisfazione, che sarebbe di ordine etico.
…. Nella società nel suo insieme esiste un abisso tra il progresso tecnico e l’ideologia; non c’è etica proporzionata ai tempi, ed è certo questo fattore che ha portato a quello che si potrebbe chiamare una cattiva coscienza...
...Un aspetto positivo della “rivoluzione” del maggio-giugno 1968, sarà stata per molti francesi l’apertura di canali, ancora rari, tra universi mentali differenti: dei primi veri contatti tra studenti e lavoratori, tra studenti e diverse discipline , tra autostoppisti e auto stoppati di ogni genere, tra artisti e studenti, artisti e lavoratori in sciopero, ecc…
Dal rapporto Université critique
facoltà di Giurisprudenza e Scienze
Economiche di Parigi, commissione
“Università e Società”
lavoriamo per una casa;
lavoriamo per vestirci.
E questo occupa tutto il nostro tempo: siamo spesso spossati, stanchi.
Che funzione ha questa meccanizzazione che avrebbe dovuto liberarci?
Cosa abbiamo fatto, da più di un secolo, di questo progresso, delle macchine e della tecnica, di cui parliamo continuamente, che invochiamo ogni giorno come se costituisse l’articolo primo della nostra fede?
Non siamo forse ingannati da una tragica illusione? Non siamo illusi da pregiudizi e superstizioni?
Il pregiudizio è ignorato da chi ne è posseduto; le superstizioni più profonde non sono affatto coscienti; altrimenti svanirebbero subito.
Solo che il pregiudizio, anche ignorato, fa soffrire; la superstizione inconscia tortura lo spirito.
Guardiamoci in faccia: siamo felici?
Anonimo