Quando ad abitare il Mondo, da qui al 2050 si saranno aggiunti altri 2,5 miliardi di esseri umani, il Mondo non sarà più piccolo, rispetto a sempre, ma solo più affollato. È certamente una previsione di calcolo che, fin d'ora, desta preoccupazione se considerassimo la già scarsità di molte risorse necessarie al vivere. Basta vedere alcune aree depresse del Mondo dove, cibo, acqua sono molto al di sotto della quantità necessaria al sostentamento di un essere umano. Senza considerare che una crescita demografica, esagerata, non rapportata alle risorse disponibili, cela sempre esiti imprevedibili, spesso drammatici. Ancor più se a venir meno, nella loro maggiore responsabilità istituzionale saranno i governi del Mondo, preposti alle soluzioni di problemi umanitari sempre più complessi. Il sovraffollamento di essere umani nel 2050 forzerà se pur in % relativa aree urbane maggiormente sviluppate. Mentre il resto, in condizioni più povere, con più difficoltà migratoria, si concentrerà in quelle più depresse, esempio: l'area sub sahariana. Ci è quanto sostenuto dal prof. Livi Bacci, docente di Demografia a Firenze, il quale individua, nel problema dell'incremento demografico del 2050, determinate cause oggettive. Di fatti, per uno sviluppo sostenibile, si fa sempre più indispensabile il contenimento demografico attraverso un controllo delle nascite non repressivo, ma educativo. Anche se, per fenomeno inverso, i paesi più sviluppati come Europa, Asia, la diminuzione di nascite è il risultato di un sistema di vita troppo soddisfatto dal benessere materiale e consumistico e su cui bisognerebbe intervenire inducendo la popolazione remissiva ad una maggiormente incentivazione alle nascite. Mentre la insufficiente produzione alimentare andrebbe incrementata e proporzionata alle necessità delle popolazioni a più elevato tasso di povertà, evitando, lo stato di fame e mortalità per denutrizione persistente in grandi aree del Mondo. Allo stesso tempo cercare, nel rispetto dell'ambiente, di ridurre i danni incalcolabili per effetto della deforestazione, inquinamento da rifiuti urbani, industriali in genere, adottando comportamenti, sia individuali sia collettivi con più discernimento razionale. Tutto ci spiega che la problematica su l'aumento della popolazione nel Mondo come abbiamo detto e' cosa complessa e drammatica. E lo sarà tanto più, quanto meno si adotteranno politiche mirate al conseguimento di obbiettivi necessari alla salvaguardia dello sviluppo sostenibile. La questione demografica, ricorda Livi Bacci, ha interessato il dibattito internazionale quando, all’indomani della seconda guerra mondiale, risulto' chiara l’accelerazione della crescita della popolazione, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Mentre, nei paesi poveri il tasso di crescita annuo ha superato il 2% mettendo ancor più a rischio il loro futuro per difficoltà di approvvigionamento risorse alimentari, scolarità, occupazione giovanile, per assenza di attività produttive, industriali, staticità storica. La comunità internazionale e le relative organizzazioni
umanitarie, l'ONU, soprattutto, impegnato nell'attuare politiche indirizzate a sostenere una razionale crescita demografica affinché essa non ecceda oltre un limite di sicurezza. Questo è ci che si era stabilito negli: “obbiettivi del millennio”, ufficialmente dichiarati ed enfatizzati nel 2000, dai capi di stato e relativi al periodo 2000-2015 e che figuravano come fondamentali alla sopravvivenza, di quella gran parte di umanità negata dalle sue stesse condizioni di vita. Oggi sembrerebbe che su questo la comunità internazionale voglia dare risposte concrete. Anche perché, un incremento di 2,5 miliardi di persone, sconvolgerà ancor più il già precario equilibrio di convivenza sociale, coinvolgendo drammaticamente tutti, chi più chi meno. Lo sviluppo sostenibile non necessita solo di "parole d'ordine" se non suffragate da azioni pratiche che intervengano per un cambio di indirizzo radicale da qui ai prossimi anni. Anche le soluzioni tracciate dalla ricerca scientifica se applicate in modo congiunte alla politica per lo sviluppo sostenibile, sarebbero di notevole aiuto per la conservazione della specie. Ma non vorrei che i giusti propositi, fino ad oggi declamati, alla fine, s'incaglino sulle sabbie della burocrazia, o limitati alla solo lettura di dati statistici, per ritrovarsi punto e a capo. La sostenibilità della crescita richiede un impegno non indifferente e le conseguenze in bene o in male non dipenderà che da questi.
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